Il settore dei videogiochi è uno dei pochi che gode di ottima salute. Grazie alle tante console e all’offerta pressoché sterminata di giochi e servizi, sempre più appassionati decidono di passare il loro tempo libero divertendosi davanti a una tv o a un pc o, addirittura, su smartphone e tablet. Il mercato è in espansione, come anche i tanti servizi che le maggiori aziende videoludiche come Sony o Microsoft offrono ai propri clienti. Tuttavia, tra i due litiganti si sta inserendo un nuovo, temibile, concorrente: Google, che con il servizio Stadia vuole lanciare un innovativo modo di giocare in streaming.
Che cos’è Google Stadia e come funziona
Google Stadia è un servizio grazie al quale i videogiocatori possono scegliere i propri giochi in streaming, tra un ampio catalogo a disposizione. È un Netflix dei videogiochi, come molti lo hanno chiamato, diretto a chi gode di un’ottima connessione internet e non vuole spendere un capitale per comprare console o pc da gaming e videogiochi. Il funzionamento di Google Stadia prevede un abbonamento gratuito (in arrivo nei prossimi mesi) con il quale si può accedere al servizio, ma si dovrà pagare ogni singolo gioco che si sceglie, e una formula PRO che prevede il pagamento di 9,99 euro al mese, ma all’interno della quale sono contenuti i giochi in 4K@60fps, con audio surround 5.1, e libero accesso a una libreria che viene aggiornata ogni mese. Una volta scelta la modalità di abbonamento, sarà sufficiente accedere al servizio tramite Google Chrome, se si utilizza un PC, oppure tramite l’app scaricabile sui dispositivi mobili o sulle smart tv. Si accederà, così, alla libreria e nel giro di qualche secondo, in base alla potenza della connessione, si potrà scegliere il titolo con cui divertirsi. Come spiegato da Google stessa, l’obiettivo di Stadia è di “liberare” gli utenti dalle caratteristiche degli hardware che si usano per giocare (PC, console ecc.) ed evitare lunghe e inutili perdite di tempo con download, installazioni e aggiornamenti, puntando, invece, sullo streaming e sulle performance delle connessioni internet.
L’impatto di Google Stadia
Dai primi dati a disposizione, l’impatto di Google Stadia sul settore dei videogiochi non è stato quello atteso dall’azienda americana. Secondo i dati rilasciati a fine 2019, infatti, l’app sarebbe stata scaricata da meno di duecentomila utenti, un numero davvero irrisorio per un servizio di questo tipo, che prometteva di rivoluzionare il mercato videoludico. Tra l’altro, di queste duecentomila persone, il 41% proveniva dagli Stati Uniti, nazione dove, lo sappiamo, le infrastrutture internet sono decisamente superiori a quelle di molti altri Paesi. Questo mezzo flop di Stadia, infatti, è causa soprattutto delle scarse prestazioni di molte connessioni internet, che non riescono a soddisfare i requisiti minimi per giocare (una navigazione ad almeno 10 Mbps per i giochi in qualità HD a 60 fps o almeno a 35 Mbps per quelli in 4K). A questo va, naturalmente, aggiunto il lavoro della concorrenza, Sony e Microsoft su tutti, che con il lancio dei loro nuovi modelli di console promettono interessanti novità e servizi aggiuntivi.
A chi è destinato Google Stadia?
Come accennato, i maggiori fruitori di Google Stadia potrebbero essere coloro che non intendono spendere cifre folli per giocare né, tanto meno, per comprare una console o PC da Gaming. In particolare, il servizio base gratuito che dovrebbe partire nei prossimi mesi del 2020, si candida come alternativa perfetta per chi si avvicina, magari per la prima volta, al mondo dei videogiochi. Se, inoltre, si posseggono dispositivi in grado di offrire il massimo delle potenzialità, allora Google Stadia potrebbe essere un’ottima via per giocare in 4K, con grafica potenziata al massimo. Tutto, come detto, dipende dalla connessione internet che si ha a disposizione, perché si potrebbero verificare anche “lag” e imperfezioni video in grado di rovinare l’esperienza videoludica. In definitiva, Google Stadia è un servizio sì innovativo e, potenzialmente, rivoluzionario, ma non ancora adatto allo streaming attuale, soprattutto in Italia dove, in fatto di fibra e connessione internet, siamo molto indietro.